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Considerazioni carnascialesche

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dsc01719 Quando eravamo giovani noi che abbiamo passato i trenta, le sfilate dei carri allegorici di carnevale, nei paesini di provincia, erano di una tristezza incommensurabile. Poche idee e ristrettezze pecuniarie si traducevano nel solito carro che proponeva il confronto tra i nostri trascorsi contadini e la vita moderna. Oppure nel  prototipo realizzato dai giovinastri di turno, solitamente togliendo la marmitta e colorando la vecchia Fiat 127 del papà che giaceva dimentica chissà dove. Fortunatamente le macchine da rottamare sono finite e si è fatta strada la voglia di essere un po’ meno provinciali. Fatto sta che anche in sperduti comuni ignoti ai più, ma che scimmiottano  Rio e il più vicino Viareggio, si è potuto incrociare in questi giorni variopinti e mastodontici carri allegorici animati da musica sparata a migliaia di Watt di potenza dal  DJ amateur di turno e da centinaia di comparse mascherate.
Ma non c’era la crisi?
Erano anni che con si vedevano così tanti carri allegorici e così tanta partecipazione, per non parlare dell’alcool che scorreva a fiumi (più del solito comunque). C’è la crisi e appunto per questo la gente ha voglia di pensare ad altro e prendersi una pausa dai problemi per qualche giorno.

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