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La SEO è destinata a morire?

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La SEO è destinata a morire?

La notizia bomba è che entro il 27 di novembre, quando andremo a consultare le analytics dei nostri siti non avremo più nessun riscontro, abbastanza certo, sulla parola chiave che ha veicolato il click sulle nostre pagine.

Dobbiamo dire addio all’accuratezza dei dati analitici sugli accessi? Secondo me si. Non fosse altro per il fatto che sempre più siamo utenti multi device e lo stesso sito, spesso e volentieri, lo visitiamo più volte in un giorno con dispositivi diversi e questo da solo basterebbe a inquinare i dati.

La cosa certa certa è che le seguenti metriche sono ancora a nostra disposizione

  • Overall Organic Search Traffic By Engine
  • Total conversions from Organic Traffic / By URL
  • Search Rankings for Critical Terms
  • Search Rankings by Page Tags / Types
  • Search Rankings by Keyword Tag

Come mai questo cambiamento? Quale motivazione ha spinto Big G a nascondere le key words? Da Mountain View, California, dicono che è per rispettare la privacy del navigatore.
A voler pensar male però vien da trarre la conclusione che in questo modo, il controllo che abbiamo sulle key word in AdWords, il noto circuito pay-per-click gestito da Google, diventa fondamentale.
Nei giorni scorsi ho presenziato ad un evento dove sono intervenuti due business developer di Google e in entrambi i talk generalisti (Il Branding nell Era DigitaleIncrementare le performance online) circa le attività di Big G,  la ricerca organica è stata presa in considerazione solo marginalmente, mentre il focus era proprio la ricerca sponsorizzata.. Questo la dice lunga, secondo me.

E’ opinione diffusa che questa svolta imposta da Google renda necessario un cambio di atteggiamento per quelli che si occupano di SEO: passare da attività reattive ad attività proattive. La SEO non morirà. Però si dovrà evolvere al passo di Google. O qualsiasi altro motore di ricerca prenda in futuro il suo posto.

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